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Applicazione Coronavirus Codiv-19, cos’è Immuni? È gratis? Come si scarica?

Il Governo ha deciso di utilizzare l’applicazione Immuni per tenere traccia dei contagi da Coronavirus, sono tanti a chiedersi se sarà obbligatoria e quando potrà essere scaricata sul proprio dispositivo. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere.

Tra poco più di dieci giorni avrà inizio la fase 2 della lotta al Coronavirus in Italia, oltre alle varie misure varate in campo economico e delle regole in termini di sicurezza sul lavoro, il Governo ha deciso di utilizzare l’applicazione Immuni per contenere gli spostamenti del virus, una scelta che ha fatto molto discutere, soprattutto in termini di libertà personale e di privacy.

app immuni coronavirus

Cos’è Immuni?

L’applicazione Immuni è basata sul contact tracing ed è disponibile gratis sia per dispositivi iOS che Android, sarà un valido aiuto per tenere traccia dei contagi e aiutare le persone nel distanziamento sociale.

Attualmente, l’app è ancora in fase di sviluppo ma entro le prossime settimane dovrebbe essere pronta per il rilascio sui vari app store.

Intanto, sono numerose le domande che in questi giorni i cittadini continuano a porsi, c’è molta preoccupazione soprattutto per ciò che riguarda i propri dati personali, dove andranno a finire?

Sarà obbligatorio scaricare Immuni sullo smartphone oppure si avrà libera scelta? Nei prossimi paragrafi cerchiamo di

Molti i dubbi circa la sicurezza e il funzionamento di Immuni: l’app è attualmente in fase di sviluppo e le domande, accanto alle voci, sono diverse. È obbligatorio scaricarla e installarla sul nostro smartphone? Dove finiscono i dati e come funziona davvero questa app?

Domenico Arcuri, commissario straordinario all’emergenza ha deciso di affidare lo sviluppo dell’applicazione alla software house BendingSpoons , il team di sviluppatori milanesi sta lavorando senza sosta per rendere disponibile Immuni nel minor tempo possibile. Prima di essere rilasciata a livello nazionale, l’app sarà testata su alcune piccole zone.

Come funziona l’app Immuni?

Come detto fino ad ora, l’app Immuni sarà disponibile nelle prossime settimane, si è scelta la fabbrica Ferrari di Maranello per fare dei primi testi sul funzionamento, per poi estenderla ad altri utenti.

Vi state chiedendo come funziona Immuni? Le informazioni a disposizione sono ancora poche, ma da quanto è emerso sembra che l’app utilizzerà la tecnologia Bluetooth che rileverà la vicinanza tra due dispositivi e registrerà sullo smartphone di ogni cittadino una lista di codici identificativi anonimi dei device con cui si è entrati in contatto.

Quando a un utente viene eseguito un tampone, l’operatore sanitario, tramite un’altra app dedicata, fornirà al paziente (potenziale positivo) un codice che dovrà inserire nell’app e che finirà nel server.

Grazie al cloud computing, si calcola il rischio di esposizione al contagio da coronavirus per ogni codice identificativo.

Non verrà utilizzata nessuna geolocalizzazione, ma bensì un sistema completamente basato sul Bluetooth che gli utenti potranno decidere volontariamente se utilizzare o meno.

L’obiettivo è quello di realizzare un’app che utilizzi soluzioni diverse di tracciamento senza spiare le attività private dei cittadini. Infatti, uno dei timori più espressi dai cittadini è proprio la violazione della privacy, l’idea di essere sorvegliati negli spostamenti quotidiani.

È evidente che l’intenzione non è questa, bensì realizzare uno strumento che aiuti nella ripartenza e nel ritorno alla normalità, cercando di aiutare nella prevenzione di nuovi contagi.

Grazie alla tecnologia Bluetooth sarà possibile registrare i contatti tra smartphone, scoprendo se si è entrati in contatto o meno nei giorni precedenti a una persona che poi è risultata positiva al tampone e quindi affetta da coronavirus.

Nel caso in cui questo accada, l’applicazione invierà avvisi e notifiche all’utente, indicandogli i comportamenti da seguire: prevenzione con autoisolamento e test diagnostico.

Scaricare l’app Immuni sarà obbligatorio per tutti?

Sono state tante le polemiche sull’app e le discussioni in merito al suo funzionamento e tracciamento dei dati personali, tra le varie obiezioni c’è stata anche l’eventuale obbligatorietà dell’utilizzo.

Il Premier Giuseppe Conte ha deciso di intervenire e fare chiarezza con un intervento del 21 aprile ,dove ha chiarito che Immuni non sarà obbligatoria e che sarà possibile scaricarla sul proprio dispositivo su base volontaria.

Lo scopo di Immuni è quello di essere uno strumento fondamentale per la lotta ai contagi da Covid-19, si invita a valutare l’importanza dell’app , ma si specifica che non è previsto il download obbligatorio, ogni persona sarà libera di scaricarla o meno e verrà assicurato sempre il rispetto della privacy, senza limitazione di movimenti.

È chiaro, quindi, che l’applicazione non influenzerà la privacy legata agli spostamenti. Ci sono alcuni dubbi legati alla sua efficacia, in quanto, secondo alcune stime di esperti, affinché Immuni sia efficace, dovrebbe essere installata da almeno il 65% della popolazione italiana, circa 30 milioni di italiani.

Immuni e dati utenti

L’applicazione avrà anche un diario clinico in cui saranno raccolte le informazioni personale dell’utente: età, sesso, malattie pregresse, stato di salute e aggiornamenti in tempo reale di comparsi di sintomi riconducibili o meno al Coronavirus 19.

Gli utenti a rischio ricevono una notifica sullo smartphone quando entrano in contatto con un positivo o con una persona che è stata sottoposta a tampone.

Questa serie di dati ha mosso alcuni dubbi sulla loro gestione e conservazione, ma a fare chiarezza è stato il ministro Boccia, affermando che le informazioni saranno gestite interamente dallo Stato e saranno del tutto anonime per tutelare la privacy dei singoli cittadini.

Per ora si sta ancora studiando dove posizionare i server, si valuta una struttura nel ministero della Difesa o dell’Interno o in zone con sistemi di sicurezza efficaci come le caserme, anche se non saranno le forze dell’ordine a occuparsi della gestione delle informazioni.

In questi giorni si stanno valutando alcune possibili soluzioni, ma probabilmente saranno le ASL a doversene occupare.

In breve: